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Via dei Crociferi

2024-01-07 17:21

Admin

LUOGHI, news, catania , tour della giudecca, iusu e susu, gammazita,

Via dei Crociferi

Via dei Crociferi è l’emblema dell’architettura barocca a Catania. In poco più di 200 metri, è concentrata una varietà di chiese e palazzi di rara bellezza.

Via dei Crociferi è l’emblema dell’architettura barocca a Catania. In poco più di 200 metri, dall’Arco di San Benedetto fino alla Chiesa di San Camillo, è concentrata una varietà di chiese e palazzi settecenteschi di rara bellezza. L’elegante via fu costruita dopo il terremoto del 1693 a metà altezza del pendio della collina di Montevergine. (Ph Mimmo Rapisarda)

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Leggenda narra che l’Arco di San Benedetto (1704) sia stato costruito in una sola notte per volere del vescovo monsignor Riggio per sostituire una vecchia passerella abusiva che congiungeva il vecchio monastero benedettino con quello delle monache benedettine. L’arco unisce, quindi, i fabbricati della Badia grande opera di Francesco Battaglia e della Badia piccola attribuita a Giovan Battista Vaccarini.

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Salendo a est di via Crociferi, verso via Sangiuliano, si erge, a sinistra, la scalinata della chiesa di San Benedetto (1704-1713) con un portale ligneo, con un interno ricco di marmi e stucchi. Accanto si eleva la chiesa di San Francesco Borgia (o dei Gesuiti) con l’annesso ex convento, sede fino al 2009 dell’Istituto d’arte di Catania. 

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La Chiesa di San Francesco Borgia è dotata di una scala a doppia rampa ed ha una facciata lineare. L’interno è a tre navate con il prospetto della chiesa, caratterizzato dalle colonne in marmo binate. All’interno gli altari laterali in marmo presentano opere di pittori catanesi del XVIII secolo.

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Nella Chiesa di San Francesco Borgia fu battezzato anche Vincenzo Bellini, il “Cigno” catanese la cui casa natale nel Palazzo Gravina Cruyllas in piazza S. Francesco è stata trasformata in Museo belliniano. 

L’ex Convento dei Gesuiti, dichiarato patrimonio dell’Umanità UNESCO era, con il suo prospetto in stile barocco siciliano e la grande scalinata che conduce all’interno, l’edificio più bello della Compagnia di Gesù in Sicilia. 

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Sulla destra di via dei Crociferi verso est, di fronte all’ex Collegio dei Gesuiti, si trova, protetta da una preziosa cancellata in ferro battuto, la Chiesa di San Giuliano. Il prospetto convesso dalle linee semplici le danno un aspetto di rara leganza. Il vestibolo d’ingresso è sormontato da cantoria schermata mentre, sotto, è collocata la cripta per la sepoltura delle religiose. La cupola, accessibile anche ai visitatori, è la seconda in altezza dopo quella del Monastero dei Benedettini.

Oltrepassato l’incrocio con Via Sangiuliano, si trova la Chiesa di San Camillo con accanto il convento dei padri Crociferi da cui prende il nome lo splendido “salotto” catanese. 

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La chiesa, dedicata a San Camillo de Lellis, patrono degli infermieri e degli ospedali. La facciata, preceduta da una larga scalinata, è realizzata in pietra calcarea bianca del siracusano. Il modulo centrale concavo è racchiuso da due imponenti pilastri rettangolari, ruotati sensibilmente verso l’interno e decorati in stile corinzio. Il portone d’ingresso è sormontato da un finestrone, mentre in alto si conclude con un ampio timpano ad arco spezzato, le cui estremità poggiano sui due predetti pilastri. Particolare anche il pavimento, realizzato con ciottoli come quello presente al Convitto Cutelli. 

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La via più preziosa di Catania si apre con il Santuario di San Francesco nella piazza omonima di fronte al museo bellinano e si chiude a est con la Villa Cerami, oggi sede della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania. La nobile dimora che ospitò nel 1881 anche i reali Umberto I e Margherita, attraversò un lungo periodo di decadimento fino all’acquisizione nel 1957 dell’Università etnea che ne ripristinò decoro e vitalità.

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La via dei Crociferi è il palcoscenico delle solenni cerimonie religiose come il canto delle monache benedettine durante le celebrazioni in onore di Sant’Agata, ma anche set cinematografico naturale per film di successo come I Vicerè di Faenza (foto) e “Storia di una capinera” di Zeffirelli (1993).

 

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